Il Ridotto del Teatro Grande, o più comunemente detto “Foyer”, è forse uno dei più mirabili esempi dello sfarzo architettonico settecentesco applicato ad una struttura di spettacolo.
La sala, presente in tutti i teatri moderni, è attigua alla più vasta sala teatrale vera e propria, ove si assiste agli spettacoli ed era soprattutto destinata, nell’Ottocento in particolare, ai vizi del gioco e del fumo. Attualmente il pubblico sosta nel “Foyer” prima dell’inizio degli spettacoli e vi s’intrattiene anche durante gli intervalli, potendo disporre altresì di un’ulteriore adiacente saletta con servizio bar.
La lunga vicenda costruttiva della sala degli Erranti, l’attuale Ridotto, si legò alla vita dell’Accademia per oltre tre decenni, iniziando dal 1739, quando la demolizione della sala secentesca pose il problema di una generale ridefinizione della sede accademica. L’intenzione degli Erranti era quella di avere una sala separata da destinare alle cerimonie pubbliche, avendo in tal modo l’opportunità di affittare un maggior numero di palchi.
Dopo numerose difficoltà e ritardi, il 23 febbraio 1760 la Reggenza decretò l’inizio dei lavori della nuova sala che prevedeva anche due stanze ad essa contigue, affidandone la direzione all’architetto Antonio Marchetti. Concluse nel 1765 le opere murarie, la nuova sala doveva essere dotata del necessario decoro ornamentale che fu affidato ai pittori veneziani Francesco Battaglioli e Francesco Zugno. Nel 1771 la sala fu poi dotata di lumiere di cristallo a cui si aggiunsero ventiquattro candelieri in legno intagliati da Beniamino Simoni. Il 22 marzo 1772 la sala accademica fu finalmente inaugurata, mentre le stanze attigue furono realizzate circa dieci anni dopo e decorate dai pittori Francesco Tellaroli, tra il 1789 e il 1790, e dal bresciano Giuseppe Teosa, nel 1811, con raffigurazioni allusive al gioco d’azzardo qui praticato in età napoleonica.
L’assetto originario della sala del Marchetti non coincide in realtà con quello attuale; nel corso dell’Ottocento infatti furono eseguiti numerosi restauri che rendono difficoltosa la lettura attuale della struttura del Ridotto. La sala si compone attualmente di una serie di paraste d’ordine gigante disposte lungo il perimetro tra le quali sono collocate delle logge con parapetti traforati, elementi distintivi dell’ambiente. La percorribilità perimetrale della sala, resa nella parte superiore dalle gallerie, viene ripresa nel portico terreno e nelle logge laterali realizzate attraverso illusioni pittoriche.
È evidente in tutto l’ambiente la volontà di dilatare lo spazio interno e di creare una destinazione versatile da adattare alle diverse esigenze di utilizzo della sala: incontri e conversazioni, cerimonie e giochi d’azzardo. Nonostante gli interventi decorativi dovuti al “restauro” effettuato da Antonio Tagliaferri nel 1894 (aggiunta delle specchiere, dei putti in gesso di Francesco Gusneri e delle statue affrescate di Bortolo Schermini), il salone rimane tra le più interessanti realizzazioni del Settecento bresciano per la particolarissima struttura architettonica a logge e per la decorazione affrescata.