Giacomo Puccini scelse il soggetto della sua sesta opera dopo aver assistito a Londra, nel luglio 1900, all’omonima tragedia in un atto di David Belasco, apparso nel 1898. La sera del 17 febbraio 1904, nonostante l’attesa e la grande fiducia dei suoi artefici, Madama Butterfly cadde clamorosamente al Teatro alla Scala di Milano. Il fiasco spinse autore ed editore a ritirare immediatamente lo spartito, per sottoporre l’opera ad un’accurata revisione che la rese più agile e proporzionata. Nella nuova versione, Madama Butterfly venne accolta entusiasticamente al Teatro Grande di Brescia appena tre mesi dopo, il 28 maggio 1904, spettacolo al quale presenziò anche il Re Vittorio Emanuele III. Da quel giorno Madame Butterfly iniziò la sua seconda, fortunata esistenza.
Recitano le cronache bresciane dell’epoca: “…Puccini ha avuto ieri serva causa vinta, trionfalmente vinta. Sette bis, venticinque chiamate…il Teatro era straordinariamente gremito … i palchi erano affollatissimi… uno scintillio incantevole di bellezze, di diamanti, di trine… poche volte ci si è trovati di fronte ad un successo così immediato… giustificato dall’intrinseco valore dell’opera nella sua parte principale;… ma anche dalla sua esecuzione che non poteva essere migliore…”.
E così Puccini ringrazia in una lettera alla Deputazione: “Già due volte Brescia, la colta e gentile, mi ha fatto accoglienze che saranno per me incancellabili. Con animo commosso vorrei pur far sapere al pubblico i miei sentimenti e ringraziare di tutto cuore l’amico Mascheroni, gli interpreti valorosi e zelanti della Manon, e tutti infine coloro che vollero gentilmente darmi un ricordo carissimo e prezioso per me. Ma non mi sento di tanto capace, e quindi rivolgendomi a codesta onorevole Deputazione del Teatro Grande sono certa di trovare in essa una eloquente interprete della mia vivissima gratitudine, che pure ad essa tributo.”